Stagione numero 4 per la serie TV dedicati agli Agenti dello Strategic Hazard Intervention e quel che è.
Serie che era partita, per quanto mi riguarda, con un carico di aspettative tipo Helicarrier pronta al decollo.
Aspettative che sono andate via via scemando, salvo rari picchi (stagione 2 a tratti), per diverse ragioni: poca interazione con il Marvel Cinematic Universe, poche possibilità di apparire per i personaggi minori dello sconfinato database della casa delle idee (tranne che per l’Uomo Assorbente…), continua insistenza nel tentativo di lanciare gli Inumani come X-Men di riserva, sensazione che allo S.H.I.E.L.D. lavorino in 4 gatti, etc.
La stagione 4 viene annunciata con una importante new entry, che già cancellerebbe un paio delle problematiche di cui sopra, ovverosia: Ghost Rider.
No, non Nicholas Cage, non temete!
È il Ghost Rider di Marvel NOW!, il meccanico Robbie Reyes (parente dell’ Hurley di ‘Lost’? Reyes, in Messico, è come Rossi in Italia?).
Tutta un’altra storia e tutto un altro attore.
Come interagirà Ghost Rider con la squadra di Agenti? E con Daisy/Quake? E cosa accadrà coi Life Model Decoy introdotti nel finale della stagione 3?
La serie ha subìto uno spostamento verso un orario più tardo negli USA, il che significa maggior libertà (di linguaggio, di sangue, di cose cattive).
Puntata Uno e tanta carne al fuoco: effetti speciali convincenti, Quake in azione come vigilante (con outfit più badass per giustificare il suo status), tizio col cranio infiammato alla guida della Dodge Charger al minuto 03:00, LMD in attività (e quando si spengono si imbruttiscono), un sacco di gente che si aggira nella base dello S.H.I.E.L.D. e sui Quinjets (adesso c’ è perfino qualcuno che li pilota e non tocca sempre ad uno dei protagonisti a turno!), mano di Coulson con nuovi gadgets, meno scene girate nel sottoscala ed un po’ più di sangue, in effetti.
Ah! E due-parole- due di collegamento con l’Universo Cinematografico.
Promettente come inizio.
Ancora una volta, sembra una serie ricominciata quasi completamente da capo, ma ormai è la loro abitudine.
Nessun commento