Black Panther : la black recensione senza black spoiler

6.5

Abbiamo visto in anteprima BLACK PANTHER, ultimo prodotto dei Marvel Studios, prima delle botte intergalattiche di Avengers: Infinity War.
Cosa ne pensiamo? Scopritelo in questo articolo!

Black Panther è un film con l’anima.
Attenzione! Non è spoiler! Questa affermazione non c’entra alcunchè con la possibilità che venga (o non venga) rivelata la Gemma dell’Anima, sesta (di 6) ed ancora mancante all’appello nel Marvel Cinematic Universe (per maggiori informazioni in merito, leggi questo articolo).
L’anima di questo film è un’anima nera.
Non nel senso di oscura.
Nel senso di scura.

Black Panther è un film afro, come neanche Spike Lee (invece Stan Lee…).
Il cast è composto, al 98%, da attori neri, il regista è nero, gli scenari sono perlopiù quelli del Wakanda (tranne la stucchevole ed inutile capatina Sud-Coreana, che non è un omaggio alle Olimpiadi Invernali, ma la consueta strizzatina d’occhio ai mercati cinefili asiatici).

Il Wakanda è una Nazione fittizia,  posta nel cuore dell’Africa sub-sahariana.
Si viene fin da subito, letteralmente, trasportati in questo reame nascosto.
Regno tanto credibile nel suo essere molto terreno e legato alle tradizioni profonde ed al folklore della sua gente, quanto incredibile per il progresso tecnologico raggiunto dai propri abitanti.
Gli scenari, i personaggi, i colori, le atmosfere sono completamente differenti rispetto a quanto visto fino a qui, nel corso di 10 anni di MCU.
Dal punto di vista visuale si assiste a qualcosa di mirabile!

Certo, ogni tanto fa capolino la sensazione ‘Artigiano-in-Fiera’, dettata da splendidi costumi tradizionali, indossati con lo sfondo di strutture futuristiche, che sembrano padiglioni espositivi.
Sebbene decorati con gusto.
Ma questo è il Regno della Pantera Nera del Wakanda, uno Stato che si è sempre celato agli stranieri per paura che il mondo corrotto potesse utilizzare le sue preziose (e vastissime) risorse di Vibranio.
Che è un materiale giunto dallo spazio sulla Terra, contenuto in un meteorite precipitato proprio nel Wakanda.
Grazie al Vibranio, questo popolo ha prosperato a livelli inimmaginabili.

Il contrasto tra questa nazione iper-tecnologica e le periferie nere (periferie fisiche e sociali) delle metropoli americane, instilla in un ragazzino di colore, cresciuto ad Oakland, un desiderio rivoluzionario ed il desiderio di guidare il Wakanda al posto di T’Challa.

T’Challa (Chadwick Boseman) è tornato a casa, dopo la morte del padre, evento grazie al quale abbiamo già visto Black Panther fare il suo esordio nel MCU, in Captain America: Civil War.
Il Principe deve diventare Re e sottoporsi alle prove rituali che, nei secoli, hanno incoronato il Sovrano del Wakanda.
O, forse, sarebbe meglio dire ‘incollanato’.

Conosciamo il resto della Famiglia Reale, con la madre Ramonda (Angela Bassett) dispensatrice di saggezza e la sorellina dispensatrice di ritrovati tecnologici e di freschezza. È lei il fulcro ironico del film: senza Shuri (Letitia Wright) si faticherebbe a capire che questo è un film Marvel!
Ok che deve mantenere un’aura regale, ma T’Challa si concede 2 sorrisi in 2 ore e 15.
135 minuti che scorrono piuttosto bene, con giusta alternanza di scene più o meno movimentate, ma senza particolari picchi.
Anzi.

Infatti Black Panther ha quest’anima ben definita, una tavolozza di colori e suoni (colonna sonora che è un mix tra moderno R’n’B e cori tribali) che lo radicano in maniera indissolubile alla terra d’Africa.
Però non è un film con momenti esaltanti.
Ci sono inseguimenti e combattimenti, neanche troppo convincenti, per la verità; tuttavia il racconto è imperniato su questioni familiari e tribali. Senza sorprese straordinarie.

È pur vero che, teoricamente, si tratta di un film di origini del personaggio, dove si raccontano i momenti topici della via per divenire Re del Wakanda e per governarne le 4+1 tribù. Salvo tragici imprevisti!

Imprevisti che sono incarnati, in particolare, dai 2 villain, tra i più classici nella storia fumettistica dedicata alla Pantera.

Ulysses Klaue, reso magistralmente folle da Andy Serkis (Gollum, Snoke), ha la sola pecca di avere uno screen-time limitato. Ed Erik Killmonger, interpretato da Michael B.Jordan (Adonis Creed), è il negativo di Black Panther, come atteggiamento e come idee, perfidamente focalizzato sul suo obiettivo. Che negli anni ’60, quando Black Panther ha fatto la sua comparsa sui comics, era pure un obiettivo di riscatto sociale reale (nel senso di vero e non riferito al Re).
Killmonger è un cattivo che ha, a modo suo, un nobile intento e porta con sè il desiderio di rivalsa di tutta la nazione nera del mondo: anche se le vicende della vita hanno distorto la sua capacità razionale.
T’Challa saprà cogliere, saggiamente, l’essenza del messaggio di Killmonger.
Il luogo scelto dal Re per rivelare la nuova strada wakandiana è fortemente simbolico e chiude un cerchio.

 

Come di consueto, rimanete seduti fino al termine del titoli di coda: c’è una scena mid ed una post-crediti.

Se desiderate più informazioni relative a Black Panther, consultate la nostra guida.

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2 commenti

  1. Vorrei andarlo a vedere questo weekend ma a questo punto confesso di essere in dubbio. Pur amando tantissimo il personaggio non vorrei aspettarmi dal film più di quanto in realtà è. Il vostro voto è un pò bassino e mi fido molto del vostro punto di vista quindi che dire, mi sa che lo aspetto su sky. 😅
    A presto
    Luna

    • Tommee Tommee

      ciao Luna!
      la recensione è sempre molto personale: se ami il personaggio goditi il film sul grande schermo, perchè visivamente è impeccabile!
      per tutto il resto attendiamo il tuo parere!
      a presto
      Tommee

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