ATTENZIONE: l’articolo contiene riferimenti alla trama della puntata.
Dopo una lunga pausa (o bug?) durata quasi due anni, ritorna con il suo carico di inquietudine Black Mirror, la serie che ha saputo dare corpo alle paranoie sociali legate alla tecnologia ed alla sua invasività.
Black Mirror, collana antologica creata dal britannico Charlie Brooker, approda sulla piattaforma Netflix con sei nuovi episodi, sospinta dalle vele dello status di ‘cult’ che è stata in grado di guadagnarsi grazie alle prime due stagioni datate 2011 e 2013 (più uno speciale natalizio del 2014).
Se la premessa di Black Mirror è quella di dipingere una realtà tanto distopica quanto per certi versi maledettamente attuale, il primo episodio ‘Nosedive‘ (Caduta libera) è calzante.
Nel mondo in cui vive Lacie (Bryce Dallas Howard), i rapporti umani sono regolati e basati sulle valutazioni date tramite un’applicazione social, simboleggiati da stelle su una scala da uno a cinque.
Un mondo dalla parvenza quasi irreale, fatto di tinte pastello, perfezione esteriore e omologazione stilistica, nel quale i ‘socialmente poveri’ appaiono trasandati ed insicuri.
Le persone più belle, eleganti, ricche ed influenti hanno alti punteggi (al di sopra del 4,5); gli emarginati, gli asociali, i reietti, gli outsider, sono marchiati con tre stelle o meno. Una classificazione non solo sulla carta, ma tangibile nella vita reale.
Lacie galleggia nell’insoddisfazione del suo 4.2 ed aspira ad un più alto consenso, che le aprirebbe la porta a frequentazioni sociali più prestigiose ed uno stile di vita più appariscente. Le sue giornate sono strenuamente dedicate alla ricerca dell’approvazione altrui: cerca di mantenersi in forma, sfodera sorrisi plastificati ed esercitati grottescamente davanti allo specchio, esprime un’accondiscendenza vuota e preoccupata.
In tutto ciò il suo smartphone spara a raffica ‘rating’ da cinque stelle, nella speranza di ricevere alti punteggi in una sorta di infinito effetto boomerang; la soglia del 4.5 le permetterebbe di acquistare la casa dei suoi sogni, e soprattutto alimentare il suo ego minato da una cronica insicurezza.
L’occasione della vita si prospetta quando Naomi, vecchia compagna di scuola di Lacie, contatta quest’ultima per averla come testimone di nozze.
Naomi, appariscente ‘bambola’ dell’upper class, potrebbe aprire a Lacie le porte di una cerchia di conoscenze utili alla propria scalata nella classifica social.
Sarà invece questo per Lacie l’inizio della discesa inesorabile verso un baratro, nel quale sarà forse per la prima volta libera di essere se stessa, ma allo stesso tempo imprigionata ed isolata.
‘Nosedive’ sarebbe stato forse profetico una decina di anni fa..ora è terribilmente attuale.
Un soggetto fortemente simbolico, che dietro satira e humour nero, situazioni grottesche e portate all’estremo, traccia un amaro ritratto di quello che forse siamo diventati senza rendercene conto.
Siamo ‘social’ per passatempo o per l’ossessione di apparire e distinguerci, e di proiettare un’immagine che appaghi noi stessi nella misura in cui venga riconosciuta dagli altri?
Pingback: Green Pass, preludio del controllo totale e del famigerato Credito Sociale cinese – Non Konforme