“Bohemian Rhapsody”: la recensione (con i commenti del fan esaltato)

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Bohemian Rhapsody : la leggenda dei Queen dalla fondazione, nel 1970, fino all’esibizione per il Live Aid, nel luglio del 1985.

Il 13 luglio 1985 ero in vacanza-studio in Inghilterra.
La mattina, sul traghetto verso le Isole Scilly, vomitai l’anima ed al ritorno, per prevenire nausee atroci, rimasi sul ponte all’aperto.
Intabarrato nella giacca a vento, sotto la pioggia, ascoltavo la radio, in diffusione dagli altoparlanti.
Veniva trasmesso il Live Aid in diretta. Quel pomeriggio conobbi i Queen, che mi salvarono dal mal di mare.
Il Live Aid è il punto di partenza da cui nasce il mio amore verso il quartetto britannico.
Ed è il fulcro attorno al quale ruota Bohemian Rhapsody, biopic di Bryan Singer, che racconta la vita di Freddie Mercury dagli albori dei Queen fino a quel pomeriggio di luglio dell’85.

Un po’ ‘troppo’ fulcro, per la verità, dato che a questo evento, nel film, viene conferita un’importanza superiore a quanto avvenne nella realtà.
E vengono sciolti troppi nodi, che non erano nemmeno venuti al pettine.

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La consueta fanfara della 20th Century Fox, prima dell’inizio del  film, suonata da una chitarra elettrica che ha il caratteristico timbro nasale di quella di Brian May, storico chitarrista dei Queen, fa capire che tutto andrà per il meglio e stempera un po’ l’apprensione.

Perchè fare un film sulla vita di Freddie è una sfida, come per tutte le pellicole biografiche, certo.
Ma qui si racconta di una leggenda la cui scomparsa, il 27° anniversario della quale cade proprio il 24 novembre, ha lasciato un vuoto che ancora oggi si riverbera in molti cuori.

modalità fan esaltato (MFE) ON: già. MFE OFF

Diciamolo subito: per un fan dei Queen, Bohemian Rhapsody è un film toccante ed emozionante, che condurrà sul limite delle lacrime in più di una occasione.
Ma è anche ricco di humour inglese ed, ovviamente, di grandissima, potentissima, eccellentissima musica.

MFE ON: già, ma un fan esaltato dovrà sorvolare su molti anacronismi e su certi fatti raccontati in maniera piuttosto fantasiosa. MFE OFF

Le tappe fondamentali del fenomenale viaggio chiamato “Queen” sono scandite sin dal giorno dell’incontro tra Freddie, Brian e Roger Taylor, batterista del gruppo e passano dalla registrazione del primo album in studio e la firma del primo contratto discografico

MFE ON: già, ma la storia è andata in un modo completamente differente. E poi registrano, per il primo LP, la versione di Seven Seas of Rhye  che apparirà solo su Queen II. E nel tour del 2° disco suonano Fat bottomed girls, pezzo di almeno 4 anni più recente. MFE OFF

fino ad arrivare all’apice del successo mondiale delle ‘Regine’.

L’attore di origini egiziane, Rami Malek, ha fatto un lavoro stupefacente per somigliare a Farrokh Bulsara (alias Freddie Mercury) in tutto e per tutto, senza dare l’impressione di scimmiottarlo.
Nella sua interpretazione sono compresi certi tic, fino alle iconiche pose che hanno reso Mercury riconoscibile nell’universo musicale per tutti i secoli dei secoli.

MFE ON: già, ma coi baffetti sembra più Rovazzi. Poi,  se guardi attentamente, non è proprio perfetto-perfetto in tutte le classiche mossettine. MFE OFF

Ben Hardy è identico al Roger Taylor giovane, mentre Joseph Mazzello è la fotocopia del bassista John Deacon  degli anni ’80 (splendido l’excursus sulle sue mutevoli capigliature e sulle sue espressioni, che valgono più di 1000 parole). Ma coi capelli lunghi ricorda un po’ anche Steve Harris, sempre inglese, sempre bassista, ma degli Iron Maiden.
E Gwylim Lee È Brian May: nel senso che dev’essere proprio lui, coi capelli tinti.
È talmente ‘tale e quale’ che ci si aspetta arrivi Carlo Conti a presentarlo e Loretta Goggi a dargli i voti per la sua performance: chapeau!

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Tutta la storia è piuttosto romanzata, ma ci viene restituito il  ritratto tragico di Freddie e della sua vita, alla perenne ricerca di “qualcuno da amare”, prendendo a prestito il titolo di uno dei pezzi più conosciuti dei Queen.
Mercury è solo, nell’occhio di quel ciclone che è stata la sua esistenza.
Esistenza di cui non si sottintende quasi nulla.
Certo, molti aspetti dissoluti sono solo suggeriti, ma mai nascosti.
Il che è essenziale e funzionale per capire appieno il mondo di una delle più grandi voci della storia del rock, uno dei personaggi più istrionici e catalizzatori che la musica abbia mai conosciuto.
Un front-man in grado di tenere in pugno uno stadio intero e di farlo cantare all’unisono, sotto la sua regale direzione.
Proprio come accade a  Londra, allo stadio di Wembley, il 13 luglio 1985.

MFE ON: già, ma nel luglio '85 suonano Hammer to Fall e Radio Ga-Ga, mentre nel film non si vedono da mesi e pare non registrino nemmeno quel disco. In quel periodo Freddie non sapeva ancora di aver contratto la malattia che lo ucciderà. E poi il pubblico, allo Stadio di Wembley, per il Live Aid, è quanto di più finto si sia visto su uno schermo cinematografico negli ultimi 15 anni. MFE OFF

Ecco, su questo ultimo aspetto concorda anche il semplice fan: cari Queen, avreste pure potuto investire qualche sterlina in più per gli effetti speciali!

Bohemian Rhapsody uscirà nei cinema italiani il 29 novembre.

È necessario dar retta a S.T. Coleridge e procedere alla sospensione dell’incredulità, per apprezzare il film.
Disattiva la tua “modalità fan esaltato”, in caso tu ne abbia  predisposizione, e gustati la pellicola per quello che è: un meraviglioso racconto di un meraviglioso artista, il tutto intrecciato alla vita di un uomo che desiderava essere se stesso. E che voleva dei veri amici ed una vera famiglia, che lo apprezzassero per come lui era davvero.

Il momento epico di Bohemian Rhapsody è una frase di Ray Foster, il produttore discografico (inventato per l’occasione),  interpretato da un irriconoscibile Mike Myers.
E sì: penserai subito a questo momento!

MFE ON: godi forte! MFE OFF

 

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