Joker : la recensione del film con Joaquin Phoenix

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Una risata vi psicoanalizzerà.

Una risata vi psicoanalizzerà.
Partiamo subito col dire che Joker è un film magistralmente scritto, diretto ed interpretato.
Una origin-story che funziona perfettamente come film stand-alone, senza dover conoscere troppo del corollario che circonda il personaggio della DC Comics.

Una risata vi psicoanalizzerà, si diceva, dato che in questa pellicola si ride poco e male.
Perchè appena si finisce una risatina, si è subito colti dal senso di colpa per essersela fatta scappare.
Che è proprio quello che questo film vuole (e sa cogliere perfettamente nel segno!).
La risata ai danni del diverso, del debole, del freak è facile e, anzi, è spesso il carburante che muove interi plotoni di individui che affermano la loro presunta superiorità scaricando odio e violenza su chi, spesso, non puo’ difendersi.
La risata ai danni del diverso è il cibo di cui si nutre buona parte della televisione (mezzo di comunicazione simbolico), di questo film e della realtà di oggi.

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Joker di Todd Phillips ( già regista di Una notte da leoni ), è un film disturbante sotto diversi aspetti.
In primis si fatica a guardare sullo schermo il corpo macilento, smunto ed emaciato di Arthur Fleck (aspirante comico, impersonato da un gigantesco Joaquin Phoenix), in arte Joker.
Un corpo che, da solo, esprime la sofferenza di una vita passata nel disagio e nella difficoltà.

E poi c’è la risata inventata da Joaquin Phoenix.
Ogni qualvolta Arthur ride, si vorrebbe che smettesse immediatamente.
Invece la sua risata è lunga, lo porta quasi a strozzarsi, ed è, soprattutto, il segno più riconoscibile della malattia mentale.

Il fatto, poi, che il trucco di Joker e la sua attività negli ospedali siano un preciso richiamo a John Wayne Gacy, non aggiunge simpatia all’atmosfera.

Quindi c’è il già citato senso di vergogna che coglie lo spettatore dopo aver riso per le difficoltà di un nano, la cui sorte è pericolosamente incerta, o semplicemente dopo aver sogghignato vedendo un comico (lo stesso Joker) che non sa far ridere ed è messo in imbarazzo da un conduttore televisivo (Murray Franklin, interpretato da un Robert DeNiro un po’ spento).
La messinscena perfetta del tragicomico.

Ultima, ma non per importanza, è la scelta delle musiche e dei colori di Joker.
La colonna sonora alterna canzoncine innocenti a musiche dissonanti, più simili a rumori di fondo, che non permettono quasi mai di rilassarsi sulla poltrona del cinema.
Tutto il mondo del film, inoltre, è desaturato, sporco, rovinato: gli unici ambienti puliti sono visti da lontano o per caso, come la toilette (!) di un cinema frequentato solo da benestanti.

Non dimenticarti di sorridere” dice un cartello che Arthur trasforma in “Non dimenticarti di sorridere“.
Quasi un avvertimento. O una richiesta disperata.
Non c’è nulla che vada bene nella vita di Arthur.
E quel poco che funziona (o che lui crede funzioni), smetterà presto di farlo.
A quel punto Joker comincerà un balletto (fisico e metaforico) sul filo del rasoio, in bilico tra la vita e la morte (sua o degli altri: sembra indifferente, fino ad un certo punto della storia).

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Il tragico balletto, le posture, le smorfie, le risate e gli occhi di Joaquin Phoenix sono l’essenza della pellicola.
Un’interpretazione che gli poteva sfuggire di mano da un momento all’altro.
Phoenix, invece, rimane sempre abilmente e perfettamente sul margine del precipizio.

Non si riesce a portare a compimento una emozione (positiva o negativa) che si è già sopraffatti dalla successiva, in un continuo rimando alle due facce del teatro.
Joker afferma che la sua vita è una commedia, ma solo un folle (come lui) riderebbe della sua tragedia.

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Tutto questo avviene a Gotham City.
Già, perchè pur essendo un film che riscrive quasi dalle fondamenta le origini del personaggio Joker, questo non viene privato del suo contesto.
Anzi.
È Gotham, pur se ne vediamo quasi solo i bassifondi ed i vicoli saturi di spazzatura. Anche spazzatura umana, come si autodefinisce Joker, di cui ricchi della città non conoscono nemmeno l’esistenza.

Compreso un certo Thomas Wayne.
Alle dipendenze del quale ha lavorato la madre di Arthur, della quale  l’uomo si prende cura, senza conoscere molte verità nascoste.

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La storia prende vagamente spunto dal fumetto The Killing Joke, di Alan Moore, ma solo per trovare un ‘lavoro’ ad Arthur.
Tutto il resto della vicenda è originale ed è scritto in maniera da dare radici profonde a questo villain.
Un villain che ci ricorderemo e che speriamo di vedere presto cimentarsi con la sua nemesi.

Nella stessa notte in cui ‘nasce’ il Joker, ‘nasce’ anche un’altra figura di spicco di Gotham City…

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Joker sarà nei cinema italiani a partire dal 3 ottobre 2019.

 

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