I Ragià del Gange: la recensione semiseria

ragià del Gange recensione
8,5

Con “I Ragià del Gange” viaggiamo nell’antica India, cullati dal Gange e al cospetto della dea Kali.

Oggi vi presento una delle novità di questa Lucca 2018 che ho trovato allo stand dv Giochi: Rajas of the Ganges o, per parlare come mangiamo, I Ragià del Gange.

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Quando si pensa all’India, la mente viaggia verso una terra lontana ricca di cultura, colori e sapori esotici. Ma l’India è stata anche terra di sconfinate ricchezze, concentrate nelle mani a volte avide, a volte generose, dei potenti Maharaja.

Cosa vuol dire “Ragià” ? I Ragià, o Raja, sono i Re indiani che immaginiamo vestiti di preziose sete e ricoperti di ori. Ma Raja è anche il nome di una delle tre Guna, assieme a Sattva e Tamas. Sattva è la forza spirituale dell’equilibrio, Tamas rappresenta il caos e la distruzione. Raja invece incarna il bene e l’operosità. E l’operosità è al centro de I Ragià del Gange. In questo gioco, distribuito in Italia da dVgiochi, dovremo conquistare ricchezza e prestigio tramite l’oculata direzione dei lavori di costruzione del nostro palazzo e la vendita delle merci prodotte dalla nostra provincia.

Ma queste azioni sono sempre soggette al karma: il destino ci aiuterà o ci sarà avverso? La gloria o la rovina sono spesso separate dal lancio di un dado…

Il Gioco

I Ragià del Gange si presenta coloratissimo e ricco di componenti. La scatole include i 48 (QUARANTOTTO!!) dadi colorati che sono il fulcro del gioco. Le plance sono ben realizzate e chiare nei loro richiami agli effetti che generano. I dettagli che aiutano a respirare l’aria di antica India (I Ragià del Gange è ambientato a cavallo del 1600, un paio di secoli prima del declino e della successiva dominazione inglese) sono ovunque, e al primo colpo d’occhio le diverse opzioni di gioco sono quasi ubriacanti .

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Lo scopo de I Ragià del Gange è essere i primi giocatori a far incontrare l’indicatore del prestigio (che scorre attorno alla plancia principale in senso orario) con quello della ricchezza (che invece ha un percorso antiorario).

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Non c’è un numero fisso di turni, né un requisito minimo di ricchezza o prestigio da raggiungere per poter reclamare la vittoria (ADORO). Balza subito all’occhio quindi che un giocatore può scegliere di agguantare la vittoria in modi diametralmente opposti: sia massimizzando gli introiti in denaro che contribuendo allo splendore della propria provincia.

Come si gioca a “I Ragià del Gange”

I Ragià del Gange è essenzialmente un gioco di piazzamento lavoratori. Ogni giocatore inizia con tre lavoratori e potrà guadagnare fino a due lavoratori extra superando una certa soglia di ricchezza o prestigio, o superando con la propria barca il ponte della mappa che taglia il Gange.

Le macro zone dove possiamo collocare il nostro lavoratore sono quattro:

  • La Cava: per collocare nuove tessere nella nostra provincia
  • Il Mercato: per guadagnare denaro dalla vendita delle merci che la nostra provincia produce
  • Il Porto: per far avanzare la nostra barca sul fiume Gange e guadagnare bonus unici

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  • Il Palazzo dei Ragià: per far visita a importanti personaggi che forniscono un aiuto prezioso, dadi extra, karma…

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Per poter effettuare queste azioni è però necessario spendere dadi! Da cui la meccanica portante de I Ragià del Gange: i dadi. I dadi sono infatti la risorsa più importante. Possiamo spenderli per avere accesso a palazzo, per espandere la provincia, per navigare… Insomma, in I Ragià del Gange i dadi sono la risorsa che dobbiamo accumulare e spendere con attenzione. Bisogna però tener presente che il dado che spendiamo deve avere un certo valore. Ad esempio serve un dado di valore 3 per far visita la maestro di Yoga. Oppure un 6 per far visita al mercante portoghese in visita a palazzo.

Se non siamo in possesso del dado corretto di cui abbiamo bisogno, possiamo spendere punti karma per voltare il dado sulla faccia opposta per avere il valore di cui necessitiamo. Quindi un 1 può diventare un 6, un 5 un 2 e un 3 può trasformarsi in un 4. E viceversa, ovviamente.

Delle quattro azioni descritte precedentemente, quella che rende unico I Ragià del Gange è sicuramente la possibilità di ampliare la provincia mandando il lavoratore a sgobbare alla cava. Ogni giocatore infatti controlla la propria plancia che rappresenta la sua provincia indiana. All’inizio del gioco è rappresentato solo il proprio palazzo. Ma costruendo le tessere da piazzare sulla plancia si può creare una rete di strade attorno alle quali sorgono ricchi palazzi e capanne per lo produzione di merci preziose da rivendere al mercato. Le strade arrivano quindi ad estendersi ai confini della nostra provincia fino a creare una rete commerciale con le province confinanti (fittizie!) che ci forniscono bonus una tantum di vario tipo.

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Insomma, per vincere dovremo scegliere con attenzione come spendere i dadi facendo in modo che in ogni turno sia massimizzata la resa della nostra provincia.

Il giudizio della Nerd Semiseria

Ho sempre avuto un rapporto amore odio con i giochi piazzamento lavoratori.
Amore per l’aspetto tattico del gioco, odio per la ripetitività delle azioni a disposizione in un turno o delle meccaniche di gioco fra un boardgame e l’altro.
Ne I Ragià del Gange questo non succede. Per tutto lo svolgersi della partita si hanno sempre a disposizione opzioni rilevanti e non si ha mai la sensazione di sprecare la propria mossa. Inoltre, le meccaniche di gioco, se pur non innovative, non lo rendono una copia di altri mille giochi, ma una perla unica nel suo genere.

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La meccanica dei dadi infatti, su cui il gioco si impernia, spesso limita l’accesso a determinate aree del tabellone, facendo si che si crei una certa armonia tra i giocatori nell’alternarsi alle mosse, specialmente nelle aree più interessanti del Palazzo dei Ragià.

Al giocatore poi è data grande libertà di scelta. La provincia può essere sviluppata sulle merci. Oppure possiamo costellarla di edifici che forniscono tanti più punti quanto sono più avanzate le nostre tecniche di costruzione. Oppure possiamo strizzare l’occhio alle personalità del palazzo in cambio di dadi dallo specifico valore. Senza dimenticare il Gange: percorrere il fiume sacro da accesso a notevoli bonus.

La costruzione della propria strategia personale quindi spazia molto, e può modificarsi durante la partita senza effetti particolarmente nocivi sul risultato finale.

Insomma, con I Ragià del Gange mi sono proprio divertita, i componenti del gioco sono molto belli (l’area su cui piazzare i dadi in nostro possesso ha la forma della dea Kali sulle cui molte mani appoggeremo i dadi stessi!) e coloratissimi.

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E’ un gestionale non banale, dalle meccaniche un po’ diverse dal solito, che non annoia mai. Il ritmo della partita, nonostante non ci sia un numero prefissato di turni, scorre incalzante.
Secondo me, una delle migliori novità di Lucca 2018!

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