Ghost in the Shell: metti un Ghost nel tuo motore!

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Ghost in the Shell esce oggi ed è, per quel che mi riguarda, uno dei film più attesi del 2017.

Il perchè è piuttosto ovvio: è uno dei fumetti/film iconici del mondo nerd! Noi di Nerdburger l’abbiamo perfino inserito nella nostra top 10 dei film che un vero nerd dovrebbe conoscere a memoria (se non avete letto la top 10 completa, CLICCATE QUI SUBITO! Anzi, cliccate dopo aver letto la recensione va…).

La naturale perplessità con cui mi sono recato al cinema per vedere Scarlett Johansson interpretare la sexy cyborg è quindi più che giustificata.

ghost in the shell 1

Ed è più che giustificato per me iniziare la visione paragonando il film all’originale frame by frame.

Sono pronto. Mi siedo, inizia il film e subito scopro subito che la trama di questo Ghost in the Shell è completamente diversa. Quindi fine del paragone frame by frame.

Non faccio spoiler ma ve lo dico chiaramente: se andrete al cinema con l’intenzione di vedere la versione in carne ed ossa (ed effetti speciali…) del fumetto/film originale avrete una bruttissima sorpresa. A parte i nomi dei personaggi e i ruoli generali tutto è diverso (a parte la bellissima sequenza dei titoli di testa, che riprende molto da vicino quella di Ghost in the Shell del 1995). Certo, il Maggiore è sempre super sexy e super cybernetica. La Sezione 9 combatte ancora crimini informatici e Aramaki (interpretato dal leggendario Takeshi Kitano!) è il capo in carica. Ma tutto diverge immediatamente a partire da questi capisaldi per prendere una piega completamente originale.

Insomma, niente Signore dei Pupazzi.

Ecco, ve l’ho detto.

ghost in the shell 2

 

Per quanto originale e tutto sommato godibile, la trama di questo nuovo lavoro non affronta alcuna delle tematiche dell’originale circa la natura del ghost, del significato della vita e di ciò che ci definisce umani. La contraddizione tra pensiero scientifico e pensiero filosofico è stata completamente abbandonata per accoccolarsi su un semplicistico “Penso dunque sono”.

Il che può andare bene per i palati poco avvezzi al mondo cyberpunk, ma che poco soddisfa il gusto di un appassionato lettore di Neuromante e compagnia bella. L’autodeterminismo del Maggiore infatti è fine a se stesso e non si apre alle conseguenze del voler stabilire cosa sia un essere pensante, cosa ci definisce come specie e al dover comprendere se ci sia o meno un criterio per identificare cosa rende vivi e unici nel senso umano del termine.

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Nonostante le semplificazioni, la trama di questo Ghost in the Shell 2017 sta in piedi. Dal film del 1995 riprende poi quasi fedelmente alcune (ovviamente non vi dico quali!) delle scene più memorabili, inserite però nel contesto rinnovato. Un calcio di rigore a porta vuota se vogliamo, ma comunque fa piacere.

Purtroppo ad Hollywood sentono ancora la necessità di creare una storia profonda grazie alla profondità stessa dei protagonisti. Ghost in the Shell 2017 non esula da questa trappola: il Maggiore deve avere la sua storia, un qualcosa che secondo gli sceneggiatori dovrebbe giustificarne il modus operandi. Attorno a questo vincolo il film ruota senza troppi intoppi, con uno sviluppo plausibile e onesto degli eventi in pura salsa cyberpunk.

Questo film sprigiona cultura cyberpunk da ogni poro. La città teatro degli eventi (Siamo a Tokyo? Forse ad Hong Kong? Oppure a New York?) è caotica e grigia ma densa di invasioni informatiche. Le persone sono pervase dalla tecnologia e possedere innesti cybernetici è pratica comune. Il design del film è curatissimo e spesso inquietante con venature addirittura horror in alcuni frangenti (le geishe già viste nel trailer procurano brrrrividi lungo la schiena!).

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La CGI la fa da padrone ancora una volta. Ma in questo caso l’uso violento e spasmodico della CGI è assolutamente giustificato e altrettanto assolutamente necessario per rendere appieno il mondo ultra digitale di Ghost in the Shell. Forse il primo caso in cui l’abuso di CGI dà valore aggiunto…

Insomma, tutto quello che è a schermo è impeccabile ma la trama (che ripeto è assolutamente godibile e dignitosa) al confronto con quella originale pecca inevitabilmente di superficialità.

Come dire: molto molto Shell ma proprio poco poco Ghost

Vale però la pena di fare un salto al cinema: il mondo cyberpunk di Ghost in the Shell 2017 è visivamente il migliore mai realizzato per il grande schermo.

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