Coco, la recensione del nuovo film Disney-Pixar

7,5

Puntuale come “Una poltrona per due” alla vigilia, per le feste arriva al cinema Coco, il nuovo attesissimo film Disney Pixar.

Coco è l’ultimo lavoro Disney-Pixar e in quanto tale porta con sé il fardello di enormi aspettative. L’altissima qualità dei prodotti Pixar impone tale scelta. Chi non ha applaudito Inside Out? Chi non si è emozionato per Wall-E? Chi non è tornato bambino guardando i tre splendidi capitoli di Toy Story? Pixar è sinonimo di infallibilità e il minimo che ci si aspetta è di rimanere incantati ogni singola volta. Ci sono riusciti anche con Coco? Scopriamolo.

Stavolta con Coco voliamo in Mexico. Il protagonista del film è un bambino di nome Miguel che non sopporta il veto imposto dalla sua famiglia a tutto ciò che ha a che fare con la musica. Nel tentativo di sfuggire a questa imposizione Miguel e il suo cane Dante (un’ovvio tributo al sommo poeta) finiscono nel mondo dei morti in concomitanza col Dia de los Muertos, il Giorno dei Morti. Miguel andrà alla ricerca delle sue radici e dovrà scoprire il segreto della sua famiglia.

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Coco è un film che ruota attorno a tre componenti: il senso di appartenenza alla famiglia, la musica come vocazione e la cultura messicana a tutto tondo. Miguel scappa dalla famiglia per inseguire il sogno di diventare un musicista e scopre le sue radici ancestrali immergendosi nella cultura del Messico, il tutto insaporito dalla salsa Pixar. Le tradizioni del Messico e del Dias de los Muertos diventano quindi l’occasione per creare un universo immaginario fatto di scheletri, animali guida coloratissimi e irrefrenabile allegria.

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Ma è anche un mondo tetro e oscuro quello scolpito in Coco, l’occasione per riflettere sul senso della vita e su coloro che ci hanno preceduti su questa terra. Per la prima volta Pixar sembra rinunciare nel voler appagare completamente il pubblico più giovane: Coco, nonostante sia classificato come film d’animazione, è un film che lascia il segno principalmente negli adulti. La spensieratezza e l’ottimismo che caratterizzano il film diventano nel finale malinconia pervasa da un inesplicabile senso di  smarrimento che ci porta a ripensare a coloro che abbiamo salutato tanti anni fa e che non fanno più parte del nostro mondo.

Come già successo con Inside Out, Coco obbliga lo spettatore adulto e rivangare nei ricordi. E se in Inside Out la mente viaggiava nel mondo della fantasia del nostro passato di bimbi, ora veniamo spinti a spolverare quei ricordi sbiaditi e a volte tristi verso coloro che non ci sono più.

Certamente anche un bambino si divertirà vedendo Coco grazie alle atmosfere colorate e vivaci, ma è solo l’adulto che si fermerà a riflettere sul film che ha visto.

La musica è ovviamente uno dei perni del film. Miguel è un aspirante musicista e gran parte del cast del film condivide questa sua passione. La storia stessa di Coco si snoda attorno all’essere un musicista e sulle conseguenze di voler intraprendere questa carriera. Purtroppo non ho trovato particolarmente memorabile nessuna delle canzoni (lo ammetto, non sono un fan del genere folk-mex!) ma l’idea generale della musica come forma alta di espressione permea il film in ogni suo istante. Tra le canzoni su tutte emerge Ricordami, in particolare nella sua versione più personale su cui rimango molto molto vago poiché è indubbiamente la scena più toccante del film e non vorrei rovinare il momento a nessuno. Di certo rischierete che vi scappi una lacrimuccia o due…

L’aspetto tecnico del film è senza precedenti. Coco è nettamente il film in grafica digitale meglio realizzato di tutti i tempi, precedenti Pixar inclusi. Tutto sullo schermo si muove, si colora, danza e vibra. La gestualità e l’espressività dei personaggi, sia vivi che morti, è semplicemente incredibile e perfino i movimenti delle dita sulla tastiera delle chitarre seguono fedelmente le note, perfino quando viene dato corpo ed espressione alle note con slide e note legate. Veramente una gioia per gli occhi di un musicista vedere tanta precisione dei movimenti delle mani rispetto alle note suonate.

La cultura messicana pulsa vivida in Coco, frutto di uno studio meticoloso di leggende e tradizioni. Il parallelismo del mondo dei vivi e di quello dei morti è reinventato in chiave Pixar, ovvero in modo straordinario.

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Quello che manca a Coco è una trama solida e convincente. Il film scorre piacevolmente ma non si rimane mai veramente stupiti dalla storia. Quelli che dovrebbero essere i colpi di scena del film non riescono purtroppo ad esserlo a causa della presenza di molteplici indizi che rendono ampiamente prevedibile ogni rivelazione che dovrebbe spiazzare lo spettatore. A causa di ciò il film non riesce a trascinare completamente lo spettatore e la trama risulta quindi la nota stonata di Coco. Ed è un peccato, dato che tutto il resto è semplicemente perfetto… Peccato, peccato davvero, perché con una storia più convincente avremmo avuto tra le mani un vero capolavoro.

Nonostante questa personalissima opinione Coco è ovviamente un film da vedere. Non è un cartone animato per bambini ma un prodotto pensato e confezionato per gli adulti. Se però vorrete portare i vostri piccolini a vederlo, si godranno un aldilà coloratissimo e frenetico. Magari si spaventeranno anche un pochino a causa di un animale guida non proprio mansueto…

Coco lo potrete vedere al cinema a partire dal 22 dicembre!

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