Se mi chiedessero: “Qual è il primo gioco cui hai mai giocato su un computer a casa?”, la risposta sarebbe Shadow of the Beast.
Avevo meno di dieci anni quando per la prima volta vidi l’immagine digitalizzata realizzata da Roger Dean e le musiche tenebrose di David Whittaker.
Inutile quindi sottolineare quanto il ritorno di questo titolo nel 2016 non possa far altro che accendere ricordi e nostalgie dei miei primi passi nel mondo dei videogiochi. E tanto è bastato per non potermi esimere dal giocarlo.
Shadow of the Beast è probabilmente uno dei giochi più influenti di sempre, quello che per primo ha contribuito, nel lontano 1989, a mostrare le potenzialità del gioiello di casa Commodore, l’Amiga 500.
La grafica, l’uso dei colori e della memoria e quei “dodici livelli di parallasse” che sembrarono magia agli occhi di un bambino (me).
Saranno riusciti gli sviluppatori della Heavy Spectum Entertainment a ricreare l’incantesimo che fu?
Prima di analizzare il gioco bisogna menzionare un fattore chiave per la sua valutazione: il prezzo. A soli 15 euro è una pallottola videoludica che sembra proprio impossibile da schivare!
Vediamo quindi come si comporta…
Scordiamoci il semplice platform a scorrimento orizzontale con un singolo tasto con cui controllare l’attacco (il cazzottone!) di Aarbron.
Ora il bestiale protagonista del titolo dispone di una pletora di mosse con cui squartare/tagliare/sminuzzare/affettare/sminuzzare i nemici.
Il gioco alterna fasi di picchiaggio di orde di nemici a sezioni puzzle a scontri con veri e propri boss di fine livello. Purtroppo alcuni elementi nel controllo inerziale del personaggio risultano un po’ macchinosi e veder cadere Aarbron ai margini delle piattaforme risulta un po’ troppo frustrante…
Il mondo tecnofantasy di Shadow of the Beast è stato ben ricreato.
E’ un mondo ricco di dettagli intriganti, alcuni dei quali, come spiegherò a breve, non possono non far scendere lacrime di gioia ai vecchi giocatori.
L’interfaccia è essenziale e mostra solamente, altro rimando ai giochi vecchio stile, la vita rimanente del protagonista e gli usi dell’Ira, una specie di smart bomb (vecchio stile di design, dicevamo?) in grado di polverizzare ogni nemico sullo schermo.
Il gioco ricalca praticamente tutte le sezioni del titolo originale.
Può sembrare una mossa ardita il lasciare poco spazio di manovra a livello di story design. Ma è anche vero che tutto, in questo Shadow of the Beast, strizza fortemente l’occhio al passato.
Di per sè il gioco non è lunghissimo e forse circa 6 ore sono più che sufficienti per completare la campagna. Ma i livelli sono ricchi di contenuti nascosti e accessibili solamente completando in maniera impeccabile specifiche sezioni.
Una menzione speciale va ai contenuti sbloccabili.
Oltre alle abilità per potenziare Aarbron, i punti conquistati in game permettono di sbloccare alcuni contenuti che non possono che strappare applausi ai fan più affezionati.
Infatti è possibile giocare alla versione originale di Shadow of the Beast, si possono sbloccare contenuti extra legati all’edizione originale, monografie, schizzi preparatori, approfondimenti sui vari nemici e, dulcis in fundo, si può ascoltare l’intera colonna sonora originale e perfino giocare con quella come sottofondo. Insomma, brividi. Di per sé sono caratteristiche che sarebbero da considerare come basilari in un gioco, ma se ricordiamo che il prezzo è di soli 15 euro pare subito evidente come ogni centesimo sia ben speso.
Il mondo di Aarbron è stato ricreato in maniera sorprendentemente vivida riprendendo il concept del vecchio titolo e sviluppandolo per i palati dei giocatori di oggigiorno. E non è tutto! Avete presente la splendida cover già citata di Roger Dean con quegli strani mostri meccanici? Beh, sono stati inclusi in questa riedizione, nel gioco!
Le fasi meno platform del gioco originale sono state ricreate e adattate a questo Beast 2016, inclusa la sezione più “futuristica”, diciamo, per non fare troppi spoiler.
Molto gratificante, soprattutto per i nostalgici. (Ok, l’abbiamo capito, è un gioco per over 30, basta ripeterlo!!! nda)
Anche per quel che concerne il commento sonoro alle avventure di Aarbron gli sviluppatori hanno pensato ad una platea di giocatori navigati e, soprattutto, nostalgici (ancora!!! lo so, siam vecchi nda).
In Shadow of the Beast i temi ricalcano toni e melodie della colonna sonora originale, dando più volume sonoro alle “limitate” composizioni dell 1989.
Limitate naturalmente solo dalla tecnologia dell’epoca!
Come già detto, gli splendidi pezzi originali posso essere sbloccati e ascoltati durante il gioco.
Shadow of the Beast è quindi un discreto gioco che vale sicuramente i 15 euro spesi per il download.
E’ però un titolo che strizza l’occhio ai vecchi giocatori più che tentare di creare una identità propria (Ci rinuncio… nda).
Una azione rischiosa che, personalmente, ho grandemente apprezzato. L’impressione generale è però di un prodotto che ha poco da spartire con giocatori più giovani.
Insomma, se avete giocato all’originale non potete esimervi dall’acquisto.
Altrimenti, beh, 15 euro non sono poi molti e se il trend di ricreare vecchi capolavori dovesse prendere piede, sarebbe possibile poter apprezzare sulle macchine di nona generazione anche titoli di pari spessore e fama.
Solo io sospiro al pensiero di un remake di Turrican 2?
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