Inside: la recensione del “successore” di Limbo

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9

  • Coinvolgente
  • Puzzle ben confezionati
  • Grafica pulita ed essenziale
  • Breve

Finalmente Inside, finalmente!

Paint It Black cantavano i Rolling Stones. Paint It Grey cantano ora i Playdead, la piccola casa di sviluppo indipendente già balzata agli onori della cronaca per il maestoso Limbo.

Con Inside siamo in quel raro caso in cui l’Hype generato dall’attesa di un titolo viene ampiamente superato al momento della release.

Senza alcun dubbio Inside è un autentico capolavoro che trascende il genere stesso dei videogiochi per creare una forma di narrazione cui qualcuno deve ancora dare un nome.

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Partiamo dal titolo. Inside. Dentro. Basta poco per capire che siamo noi, i videogiocatori, ad essere “dentro” alla storia. Durante il gioco è incredibile come le emozioni, reali, che esso suscita si intersechino con “come” la storia è narrata.

Siamo in un mondo tetro, grigio, dal quale vorremmo scappare ma che ci spinge invece a fronteggiare la paura e addentrarci sempre più in questo paesaggio ostile e spesso brutale.

E la paura e lo smarrimento del protagonista, un anonimo ragazzino riconoscibile esclusivamente per il maglioncino rosso che indossa, lo viviamo noi.

Sentiamo i nostri passi mentre ci aggiriamo per corridoi scuri. Il battito del nostro cuore che sale fino a pompare sangue al cervello quando un branco di cani ci insegue. E quando finalmente riusciamo a superare un ostacolo, proprio in quell’istante, la musica ha un breve crescendo, partecipando con noi a questo effimero successo.

Inside ha il pregio unico di sincronizzare ogni sforzo del protagonista con lo stato d’animo di chi effettivamente ne controlla i gesti.

Cioè noi. Dentro alla storia. Inside.

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Paint It Grey dicevamo.

Il mondo di Inside non ha colori. Il verde della prima scena lascia immediatamente spazio al grigiore del resto del mondo.

Strutture fatiscenti. Creature bizzarre ed inquietanti che, empaticamente, suscitano autentica pietà per una sorte che pare poco comprensibile e minimamente augurabile.

E questa stessa compassione è forse la molla che spinge ad andare avanti, ad inoltrarsi sempre più nella città che sfida le leggi della fisica, negli orrori e violenze che cela. Sempre avanti, rifiutando ostinatamente ogni necessità a rinunciare, fino al colpo di scena finale…

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Inside è letteralmente una nuova forma di comunicazione che entra nel giocatore acuendo magistralmente ogni sua emozione per ciascuna della manciata di ore che lo separa dal finale.

Non è possibile abbassarsi a descrivere questo gioco relegandolo al rango di puzzle game a due dimensioni e mezzo poichè sminuirebbe il vero aspetto del gioco.

E’ una storia di cui, mai come prima, il videogiocatore è autentico protagonista.

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