Don Camillo 70 anni fa debuttava al cinema: scopri 10 curiosità sul film

Don Camillo e Peppone sono due personaggi entrati nella storia della letteratura italiana, grazie alla penna di Giovannino Guareschi e, successivamente, in quella del cinema, interpretati rispettivamente da Fernandel e Gino Cervi.

  1. IL CROCIFISSO
    Il famoso cocifisso parlante fu scolpito da un falegname di Brescello, Emilio Bianchini, sui disegni dello scenografo Bruno Avesani.
    I legni scelti furono il leggero cirmolo per il Cristo e la balsa per la croce, svuotata all’interno per facilitarne gli spostamenti sulla scena.
    A modello per la riproduzione, venne preso il crocifisso della Collegiata di San Bartolomeo Apostolo, a Busseto, nella cui frazione di Roncole venne alla luce Giuseppe Verdi e paese in cui visse Giovannino Guareschi, autore di Mondo Piccolo.
    Ci sono 5 diverse facce del Cristo, intercambiabili, a seconda dell’espressione necessaria per ogni scena.
    Al termine delle riprese, la Rizzoli, casa produttrice del film, donò il crocifisso alla parrocchia di Brescello, dove è stato benedetto e dove è ancora conservato, in una cappella laterale della Chiesa.
    Il parroco di Brescello ha esposto il crocifisso sul sagrato della Chiesa, durante il lockdown del 2020.

  2. MONDO PICCOLO
    A proposito di Brescello: nei libri di Guareschi, il paese dove sono ambientate le vicende del Mondo Piccolo non è specificato, ma si parla solo di un generico paesino della Bassa.
    Solo nel suo primo libro, Guareschi, dice che Don Camillo è l’arciprete di Ponteratto, paese inventato di sana pianta.
    Fu scelto Brescello, paesino in provincia di Reggio Emilia per ospitare le riprese del film, perchè aveva la Chiesa nella stessa piazza del Municipio, proprio come nei racconti del Mondo Piccolo.
    I Brescellesi devono ringraziare il regista Julien Duvivier, che non era convinto dei paesi indicati da Guareschi, come Fontanelle, Roccabianca, Polesine, Busseto e decise di far perlustrare il circondario alla ricerca del paese giusto.
    “Ici, Ici voilà le pays” (Ecco finalmente il paese!”) esclamò entusiasta Duvivier, quando vide piazza Matteotti.
    Ancora oggi, Brescello vive di luce riflessa della famosa saga cinematografica ed una gita a Brescello equivale ad immergersi in un set a cielo aperto, dove è possibile trovare la campana Sputnik, il carro armato americano, la bicicletta di Don Camillo…

  3. C’È SOLO UN PEPPONE
    Gino Cervi fu inizialmente scritturato per vestire i panni di Don Camillo.
    Quando non si riuscì a trovare un attore adatto per impersonare Peppone, si decise di assegnare questo ruolo a Cervi e per la parte del sacerdote si scelse Fernandel.

  4. VOCI FUORICAMPO
    Nella versione inglese di Don Camillo, la voce narrante è quella di Orson Welles.
    Una sorta di favore ricambiato, visto che nella versione italiana di Quarto potere, la voce fuoricampo del cinegiornale con cui comincia il film è quella di Gino Cervi.

  5. IL DOPO LAVORO
    Al termine della giornata di riprese, Gino Cervi si sedeva nei bar della piazza di Brescello a bere un bicchiere di lambrusco, chiacchierava con gli ammiratori e giocava a briscola. 
    Fernandel, invece, non appena finito il suo lavoro, tornava subito al suo albergo, a Parma.
    Personalità differenti, certo, ma anche la barriera della lingua per l’attore francese.

  6. LA REGIA
    Nessun regista italiano contattato dalla produzione accettò di girare Don Camillo: troppo controverso in termini politici, troppo rischioso in un periodo dove vi era una forte opposizione tra Pci e Democrazia Cristiana.
    Rifiutarono Mario Camerini, Vittorio De Sica, Luigi Zampa e Renato Castellani.
    Venne sondata anche Hollywood, dove la sceneggiatura ebbe successo: addirittura Frank Capra si disse interessato a dirigere il film, ma era troppo impegnato in quel periodo.
    La scelta quindi cadde sul francese Julien Duvivier, che cambiò in parte la sceneggiatura, scatenando le ire di Guareschi.

  7. SETTIMO POSTO
    Don Camillo è al settimo posto della classifica di tutti i tempi dei biglietti venduti nei cinema italiani.
    Un conto è la classifica degli incassi, che andrebbe riparametrata con l’inflazione e via dicendo, un altro conto sono il numero di biglietti staccati al botteghino.
    La classifica dei primi 10 è la seguente:
    1. GUERRA E PACE – 1955 NUMERO SPETTATORI 15.707.723  
    2. ULTIMO TANGO A PARIGI – 1972 NUMERO SPETTATORI 15.623.773  
    3. PER UN PUGNO DI DOLLARI – 1964 NUMERO SPETTATORI 14.797.275  
    4. …CONTINUAVANO A CHIAMARLO TRINITÀ – 1971 NUMERO SPETTATORI 14.554.172  
    5. PER QUALCHE DOLLARO IN PIÙ – 1965 NUMERO SPETTATORI 14.543.161  
    6. LA DOLCE VITA – 1960 NUMERO SPETTATORI 13.617.148  
    7. DON CAMILLO – 1952 NUMERO SPETTATORI 13.215.653  
    8. ULISSE – 1954 NUMERO SPETTATORI 13.170.322  
    9. IL GATTOPARDO – 1963 NUMERO SPETTATORI 12.850.375  
    10. LA DONNA PIÙ BELLA DEL MONDO – 1955 NUMERO SPETTATORI 12.592.231  

  8. LE SPESE
    Nei quotidiani dell’epoca si legge del costo giornaliero della produzione Amato – Rizzoli.
    Un dato che può farci capire l’impatto fortissimo che ebbe l’inizio delle riprese su un piccolo paese del dopo guerra. “Un regista, quattro assistenti registi, un operatore due assistenti operatori, un tecnico del suono, otto elettricisti, sei macchinisti, sei attrezzisti, due sarte, una costumista, due truccatori, un cassiere, un amministratore, tre ispettori, un architetto, uno scenotecnico, venticinque operai scelti in loco” .
    Queste le figure che, quotidianamente, lavoravano al film per un costo di circa 2.000.000 di lire al giorno per i soli servizi.
    Una cifra che, attualizzata ai giorni nostri, sarebbe pari a circa €35000 al giorno.
  9. IL PIGIAMA DI GIOVANNINO
    Giovannino Guareschi, autore del Mondo Piccolo prese alloggio, nel settembre del 1951, presso il domicilio di Don Alberici, parroco di Brescello, per seguire quotidianamente i ciak della trasposizione cinematografica della sua opera. Lo scrittore era molto conteso, invitato ad eventi mondani, conferenze ed interviste. Invitato ufficialmente ad una serata danzante, come ospite d’onore, presso il CUR, confraternita goliardica con sede a Reggio Emilia, Guareschi non si presentò.
    Tre studenti universitari del CUR partirono in auto alla volta di Brescello e si recarono presso l’abitazione di Don Alberici ma non trovarono lo scrittore in casa. Sul suo letto trovarono un elegante pigiama di seta e se lo portarono via, lasciando un biglietto di avvertimento, in cui si riportava che, il pigiama sarebbe stato restituito solo se il legittimo proprietario: si fosse recato a Reggio Emilia per presenziare a una festa goliardica, avesse scritto sulla rivista Candido la storia del suo indumento “smarrito” ed avesse partecipato ad una cena conciliativa con i suddetti goliardi. In caso contrario la giacca sarebbe stata divisa in tre parti, ciascuna delle quali sarebbe stata presa da uno dei partecipanti all’ “Impresa di Brescello” mentre i calzoni sarebbero serviti alla loro confraternita come vessillo dell’organizzazione.

  10. IL SESTO FILM
    Purtroppo non esiste un 6° film di Don Camillo.
    O meglio, ne esistono solo alcune parti.
    Nel 1970, infatti, si stava girando Don Camillo e i giovani d’oggi, ma Fernandel ebbe un grave malore.
    L’attore aveva un carcinoma maligno in metastasi, di cui era all’oscuro, così come produttori e regista della pellicola.
    Il regista Christian-Jaque e Gino Cervi si rifiutarono di percorrere la strada più semplice, ossia rigirare le poche scene già interpretate da Fernandel con un altro attore, per poter terminare il film.
    A febbraio 1971, Fernandel morì.
    La produzione si vide costretta a girare daccapo (con altri attori ed altro regista) il film, che uscì nel 1972, ma non ottenne il successo sperato, assolutamente imparagonabile alla fortunata saga con Fernandel e Gino Cervi.

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