“IT” : la nostra recensione

8.5
8,5

PALLONCINI ROSSI DAPPERTUTTO

Vi ricordate della miniserie tv tratta dal libro IT, di Stephen King?
Quella del 1990, con Tim Curry ad impersonare (ottimamente) Pennywise il Clown Danzante?
Era più vicina ad una doppia puntata di una telenovela che ad un film, con effetti speciali tipo sorprese dell’ovetto e capacità di far paura pari a quella di un episodio di Peppa Pig.
Già, perché si suppone che un film ispirato ad IT debba riuscire, in qualche modo, ad essere spaventoso. En passant.
Ci è riuscita la versione cinematografica 2017, per la regia di Andrés Muschietti, al suo secondo lungometraggio?

 

Sono cresciuto a pane, crema spalmabile alla nocciola e romanzi di King.
Molto di rado sono rimasto, non dico affascinato, ma quantomeno soddisfatto da uno degli innumerevoli adattamenti per il cinema, o per la tv, dei racconti del neo settantenne del Maine.

IT 2017 è una perla rara, in questo senso.

Non tanto per le atmosfere claustrofobiche, plumbee e talvolta (finalmente) splatter, per i colori desaturati, per le ambientazioni decadenti/putrescenti e quella sensazione “malata” che pervade quasi tutte le inquadrature, quando sia presente il mostro, in ogni sua forma.
Tutta roba, più o meno, già vista nel cinema di questo genere degli ultimi anni.
Così come gli spaventi “telefonati” che si contano a milioni, a partire da Il sesto senso, in poi (anche se, in questo IT, più di una volta lo spavento-sorpresa è riuscito alla perfezione).


IT  è una perla rara perché la sceneggiatura ha cercato di discostarsi il meno possibile dal libro del 1986.
Un capolavoro dell’horror, scritto con sapienza assoluta, attraverso le cui pagine riusciamo perfino ad annusare la paura e ad assaporarla, che non avrebbe bisogno di altro se non di un adattamento il più fedele possibile.

E questo è stato fatto con IT 2017.
Gli sceneggiatori si sono concessi solo alcune piccole libertà, perlopiù ininfluenti (vedere alla voce ‘genitori di Mike’, l’arco narrativo di Patrick) e l’eliminazione di una scena che non si puo’ proprio mettere in un film. Ed hanno ambientato la storia in un passato più recente, il 1988, che ha consentito di inserire nella colonna sonora anche alcuni capolavori del periodo (notata la t-shirt del bulletto, nella foto qui sopra? Ne sfoggerà un’altra ancora più clamorosa!).
Nel corso dei 135′ del film (minuti che galleggiano via), ci sono almeno tre/quattro lunghi momenti di tensione, costruiti magistralmente, che lasciano lo spettatore aggrappato con le unghie alla poltrona del cinema. Per diversi minuti consecutivi (!).
Alcune immagini, veri e propri picchi visuali, sono da custodire nell’albo d’oro del cinema di paura.

La pellicola si concentra su una parte del romanzo, quella dedicata all’apparizione di IT durante l’adolescenza dei protagonisti, i membri del “club dei perdenti”, che si ritrovano uniti per farsi forza a vicenda contro il male di tutti i giorni (bullismo, famiglie disastrate e distratte) e contro il male supremo (IT).
Bill, il cui fratellino Georgie è una delle prime vittime del risveglio di fine anni ’80 dell’agghiacciante predatore, guida il gruppo, spinto dal desiderio di vendicare la perdita subìta.

Nel 2019 è previsto il capitolo 2, che narrerà le vicende dei ragazzini divenuti adulti, richiamati a Derry da una nuova serie di spaventosi avvenimenti.

 

IT (in italiano sarebbe “esso”, ma per la par condicio dei benzinai si è mantenuto il titolo originale) è un demone mutaforma che, agli albori dei tempi, viveva nei “Pozzi Neri”, una dimensione alternativa del Macroverso.
Ha poi deciso di trasferirsi sulla Terra per vivere in quello che sarà il sottosuolo di Derry, nel Maine.
Qui è diventato tutt’uno con la cittadina sotto cui vive da millenni e con l’anima nera della cittadinanza, dalla quale esige il suo tributo di sangue. Secondo cicli di ibernazione (27 anni circa) e caccia e nutrimento (2 anni).
Qualcuno pensa che Derry sia una città maledetta.
Beh, città maledetta no. Città con un’entità mutaforma incastonata nelle fogne, sì.
“Quando si dice la fortuna!” esclamano in coro gli abitanti di Derry.

I bambini sono le vittime preferite dell’essere, perché sono i più facili da spaventare.
Ciò che popola i loro incubi è più facile da personificare per l’ Intergalattico Terrore: vuoi mettere presentarsi ad un adulto sotto forma di “mutuo-che-non-si-riesce-a-pagare”?
IT ama terrorizzare i bambini prima di mangiarli, di modo che le loro carni siano ben condite dal panico che li pervade, quindi assume la forma di quello di cui ognuno ha più timore.
Ed è maledettamente bravo, in questo!

E poi, quale modo migliore di catturare l’attenzione di un bambino, se non mostrandosi nei panni di un pagliaccio (come direbbe una buona campagna pubblicitaria: “I’m lovin’ IT”)?
Sembra che Stephen King abbia tratto ispirazione per il suo Pennywise da un’esperienza vissuta a 4 anni, quando incontrò un attore vestito da Ronald McDonald su un aereo e ne rimase turbato. Per uno che si chiama King, poi, quest’ avversione è un classico!

Anche se il riferimento reale si chiama John Wayne Gacy, un assassino seriale degli anni ’70, che si travestiva da Pogo il Clown, per beneficienza, tra un omicidio e l’altro (fu accusato dell’uccisione di 33 persone; esistono 2 film sulla sua storia: Gacy e Dear Mr. Gacy).

 

Nel cast del “club dei perdenti” spiccano le interpretazioni di Sophia Lillis (Beverly) e Finn Wolfhard (Richie). I ragazzi sono colti nel pieno della loro spensieratezza, che viene turbata da IT e dall’indifferenza o dai soprusi. La loro è un’estate che vorrebbero vivere all’aria aperta, ma che sono costretti a passare nelle fognature.
Perfetto parallelismo tra la vita vera e quella che desidererebbero alla loro età.

Pennywise è un clown davvero poco rassicurante: sotto il cerone screpolato si cela Bill Skarsgård (nato nel 1990).
Bill è figlio di Stellan, lo “Sputafuoco Bill” Turner de I Pirati dei Caraibi e lo scienziato pazzerello Erik Selvig del Thor Marveliano. Ed è il fratello di Alexander, l’ultimo Tarzan o Eric Northman in True Blood, ed anche di Gustaf, il Floki di Vikings (Gustaf ha aiutato Bill a creare il maligno sorriso del pagliaccio).
La famiglia Skarsgård ha riscosso un certo successo ad Hollywood!

Successo che ha causato non pochi problemi al piccolo Bill.
Anche lui, come i bambini protagonisti del film, è stato bullizzato a scuola, a causa della fama raggiunta dal padre.
E forse anche per questo si è calato magistralmente, come una creatura mutaforma, nell’essenza di Pennywise. Tim Curry (occhio all’omaggio reso alla sua versione) ha un nuovo, degnissimo erede.

Skarsgård risulta perfettamente in bilico tra la follia e l’imprevedibilità, tra il terrificante ed il parodistico. Il costume d’epoca Elisabettiana, a sottolineare la perdurante presenza di IT negli incubi di Derry, aggiunge un ulteriore elemento  disturbante, se mai ce ne fosse bisogno. Oltre al ghigno infernale. Ed allo sguardo strabico di Pennywise, che l’attore svedese è riuscito a ricreare direttamente sul set!
Un tocco di classe notevole (Stephen King ha pensato questo particolare per evidenziare il fatto che IT non riesca a padroneggiare al 100% le forme che assume, oltre a dover sottostare alle leggi fisiche che le dominano).

 

 

Questa volta posso davvero affermare di essere rimasto affascinato, non solo soddisfatto, dalla resa su schermo di uno dei più grandi romanzi horror di tutti i tempi.
E se non lo siete già, a seguito della visione di IT diventerete anche voi coulrofobici.
Con i migliori saluti da parte delle famiglie Togni ed Orfei.

IT sarà nei cinema italiani a partire da giovedì 19 ottobre 2017.
Palloncini rossi dappertutto.

Trailer (da evitare se non volete spoiler ‘spaventosi’):

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