Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, Han Solo muoveva i primi passi di una fulgida carriera da fuorilegge!
Il leggendario Han Solo sbarca al cinema in un lungometraggio interamente dedicato a lui, il cui titolo è tutto un programma: Solo. E’ il secondo spin-off ambientato nell’universo di Star Wars dopo il successo di Rogue One. Come per Rogue One, a parte il celebre “cameo” di Darth Vader (“cameo”??? I suoi dieci minuti valgono da soli il prezzo del biglietto!), non vedremo quindi personaggi classici. Ma la pellicola regala lo stesso alcuni momenti inaspettati… di cui ovviamente non vi dirò nulla.
Partiamo dal QUANDO è ambientato Solo. Han (Alden Ehrenreich) è qui un giovane e ambizioso scavezzacollo. E’ innamorato di Q’ira e sogna un futuro radioso con lei. Infatti sono gli anni immediatamente successivi alla creazione dell’Impero e ovunque nella galassia è scesa l’ombra del Lato Oscuro della Forza. L’ordine degli Jedi è stato annientato, Yoda e Obi-Wan sono in esilio e i gemelli Skywalker hanno a malapena iniziato a sgambettare. Fin troppo giovani quindi per poter salvare la Galassia… In questo scompiglio totale sono i sindacati criminali a trovare terreno fertile per oscure macchinazioni.
In Solo vedremo quindi l’inizio della carriera di contrabbandiere di colui che sappiamo diventerà uno dei comandanti della Ribellione.
Il film è manifestamente diviso in due parti. Nella prima il regista Ron Howard ci porta a scoprire i segreti del mito di Han: il Millenium Falcon, l’amicizia con Chewbacca, l’incontro con Lando Calrissian (interpretato da Donald Glover che assomiglia in maniera impressionante a Billy Dee Williams! Casting perfetto per lui, ai livelli di Robert Downey Jr. con Iron Man) e tanti tanti altri dettagli che hanno contribuito a crearne la leggenda. Tipo una certa rotta di Kessel in 12 parsec…
Nella seconda parte la storia acquista maggior corpo e si tinge di tinte oscure. Lasciata alle spalle la necessità di raccontare di ciò che già sapevamo di Solo, il film vira finalmente verso una personalità propria fatta di inganni, sotterfugi, tradimenti, doppi giochi incrociati. Scevra da ogni eredita culturale dovuta alla saga originale. Insomma, si percepisce quella che è la vera identità del protagonista precedente all’evoluzione che abbiamo visto nel lontanissimo Episodio IV.
E se questa seconda parte del film pare convincente, anche se con qualche pur plausibile forzatura di troppo, è la prima parte a risultare fiacca e scontata. Alla Disney hanno scelto di andare sul sicuro e di non uscire troppo dal seminato. Per cui ogni sfaccettatura su cui si è discusso per decenni (letteralmente!) del personaggio Han Solo viene trattata in maniera molto piatta e scontata. Incidentale, quasi. Pochi quindi i momenti incisivi nella prima parte, nonostante si stia raccontando di elementi assolutamente centrali di uno dei pilastri del pantheon dei personaggi creati da George Lucas.
Come era facile intuire, la scena comica è dominata da Han Solo che in più momenti si prodiga in spacconate dagli esiti incerti. E’ lo Han che abbiamo amato, gradasso e fanfarone. Un Han che, pur mostrando tendenze egoistiche, non è (ancora?) il cinico lupo solitario di Episodio IV di cui vediamo la redenzione durante l’epico assalto finale alla Morte Nera. Un pò sopra le righe l’altro personaggio comico, il droide L3. Bocciato su tutta la linea…
Ottimi come sempre gli effetti speciali. Pur con il Millenium Falcon perno centrale di molte scene, l’avventura di Solo è quasi tutta con i piedi per terra. Abbiamo perciò bellissime sequenze girate quasi in prima persona e riprese da angolature che esaltano i momenti di pericolo. In particolare la sequenza della rapina al treno, il momento più space-western del film.
Menzione speciale per Woody Harrelson che interpreta Tobias Beckett, criminale senza scrupoli e mentore del giovane Solo. La sua mera presenza e il sorriso sornione catturano immediatamente lo spettatore in ogni scena. Un vero pistolero alla Sergio Leone in questa galassia lontana lontana.
Un pò sottotono invece il personaggio Q’ira, interpretato da Emilia Clarke, l’unico del quale non viene adeguatamente contestualizzata la presenza ostinata nella pellicola e che sfocia in episodi alquanto stucchevoli durante certe scene di combattimento.
Insomma, Han Solo colpisce per primo e va abbastanza a segno. La critica più forte che mi sento di fare a questo film è tutta per la prima parte: un esasperato fan service fine a sé stesso che non aggiunge di fatto alcunché di inaspettato al mito di Han Solo. Molto meglio la seconda parte del film, dominata da continui colpi di scena e cambi di prospettive. E con una incredibile sorpresa nelle battute finali…
Pollice in sù ma con riserva. Vedremo se con il seguito (perchè sì, ci sarà sicuramente un seguito) le cose miglioreranno o se dovremo chiamare anzitempo Boba Fett (che durante le vicende di Solo dovrebbe essere un piccolo clone adolescente) per congelarlo nella carbonite…
Per arrivare preparati alla visione del film vi consiglio di leggere il nostro articolo sui segreti di Han Solo, che vi farà diventare dei super esperti di Han Solo!
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