Men In Black: International è uno spin-off del franchise portato al successo da Will Smith e Tommy Lee Jones.
Sparaflashatemi!
Per favore.
Devo cancellare dalla mia memoria il fatto di aver impiegato 2 ore di vita per assistere a Men In Black: International .
Di film brutti è pieno il mondo. Ma quando il film in questione è collegato ad una saga di fantascienza tra le più divertenti degli ultimi anni e quando sono stati impiegati fantastilioni di dollari per produrre una pellicola che ci si augura di dimenticare in fretta, la cosa da molto più fastidio.
Parigi, Londra, Napoli, Marrakesh: ma non era meglio restare a casa?
Se Chris Hemsworth in Ghostbusters del 2016 (eh sì, ci risiamo…scegli meglio i tuoi film, fuori dalla Marvel!), era l’unica nota positiva, in questo Men In Black: International è, invece, una delle più negative.
Sembra quasi non volesse proprio girarlo questo film.
Sempre sopra le righe, con una qualche parte del corpo in perenne movimento, quasi avesse un fastidio epidermico nel recitare quelle battute.
E per “battute” intendo “ciascuno degli interventi parlati di un attore nel dialogo scenico” e non certo “frasi o risposte spiritose”.
Già, perchè in Men In Black: International le battute sono poche e perlopiù irrilevanti.
L’ unico momento che fa sorridere, con Hemsworth sulla scena, è l’autocitazione di Thor, quando l’Agente H impugna un piccolo martello (sequenza peraltro già vista nel trailer).
Tanto per dire quanto in alto abbiano puntato gli sceneggiatori, per fare colpo sul pubblico…
A proposito di correlazioni marveliane: sono inevitabili, anche per la scelta della protagonista femminile del film, Tessa Thompson, Agente M (come Molly).
Tessa, che interpreta Valchiria in Thor: Ragnarok, e che si domanda perchè l’Agenzia si chiami Men in Black, anche se ci sono molte donne nelle sue fila.
E qui la gente salta in piedi e prorompe in un fragoroso applauso!
Il politically correct! Girl power! Brava! E meno male che la questione degli Agenti afroamericani è già stata introdotta da Will Smith fin dal primo capitolo del franchise!
Will, dove sei? Tommy Lee? E tu, Josh?
Almeno Thor: Ragnarok fa ridere.
In Men In Black: International le uniche trovate divertenti sono riservate ad un pedone di una scacchiera alieno-vivente che riesce a strappare più di una risata.
Ma appare solo da metà film in poi, sfortunatamente. Nella prima parte c’è solo tanto imbarazzo per i tentativi di comicità malriusciti. Ma mal mal.
La sola trovata ironica ‘umana’ (nel senso che ha per protagonisti gli esseri umani) si svolge su un’auto ed è stata pensata in parallelo anche dagli autori di Murder Mystery, con la coppia Aniston-Sandler.
Capito il raggio d’azione dei cervelli sceneggianti di Men In Black: International ? Che poi sono Art Marcum e Matt Holloway, coloro che hanno scritto Iron Man, il primo film del MCU.
Altro da segnalare?
Un paio di effetti speciali sono degni di nota.
Ma al giorno d’oggi è proprio il minimo sindacale per un film del genere, costato 110 milioni di dollari.
110 milioni per inventare una storia stanca e vuota.
E per mettere una parrucca orrenda a Rebecca Ferguson.
Che subito, grazie a questo ingegnoso stratagemma, diventa aliena! Wow.
Ah no, c’è anche una citazione protesica a Will the Real Martian Please Stand Up? (S02E28 di Ai Confini della Realtà) per confezionare una creatura ancora più bizzarra.
Livello ‘Prymatt Conehead’, su una scala da Yoda al Flerken.
Vabbè, però ci sono le super-auto (col super-sponsor), i super-treni, i super-pistoloni ed i super-fuciloni.
E stavolta anche una super-motocicletta.
Eh dai, la moto negli altri 3 film non c’era! Si sono impegnati per inserire la succosa novità nell’Universo MIB!
Spiace pensare che nel curriculum di attori come Emma Thompson e Liam Neeson debba apparire anche Men In Black: International.
Sparaflashateli, per favore!
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